Viterbo fra inflazione e prezzi record. Chi ci guadagna?

In una città divisa fra interessi commerciali e terrieri non esistono controlli su sfruttamento e mancanza di sicurezza

Viterbo -

Solo pochi mesi fa è uscita l’indagine Ispra che vede Viterbo al 43 esimo posto su quasi 8 mila comuni analizzati per il consumo di suolo, l’incremento rispetto lo scorso anno è del 6%. L’indagine va a delineare un quadro preoccupante per la Città dei Papi, con un forte accentramento di poteri.

In pochissimi anni, i centri commerciali, tutti a vocazione Grande distribuzione, si sono insediati nell’area della Cassia nord, monopolizzando la zona fra aperture e chiusure. Spianate di cemento, su cui sorgono parcheggi talmente ampi da avere una viabilità interna e poi negozi, negozi, negozi. Poco importa che Viterbo ha la più alta concentrazione di metri quadrati destinati alla vendita, stimabile in circa 232 mila, i metri quadri destinati alla sola vendita alimentare sono 468 ogni mille abitanti, rispetto ad una media nazionale che si ferma a 300.

La Cassia si divide in due, a nord commercio e a sud l’agricoltura.

Sembra quasi delinearsi una spartizione della città, tanto che un ignaro MondoConvenienza, aperto sulla Cassia sud ha avuto vita breve prima di prendere fuoco, per poi riaprire, guarda caso, sulla Cassia nord.

In questo modo, pochi datori e proprietari, non incontrando concorrenza decidono non solo le modalità di lavoro, ma quali diritti concedere.

I braccianti sono indecorosi finchè bevono una birra su una panchina, ma non quando aspettano in massa al Sacrario, alle prime luci dell’alba, la chiamata per andare nei campi. In pochissimi sembrano accorgersi dell’andirivieni dei lavoratori, avvolte in bicicletta o monopattino, a volte su macchine e furgoni fatiscenti.

Tanto meno quando raccolgono e trasformano frutta e ortaggi per tre euro l’ora senza alcuna sicurezza.

Dall’altra parte, a Viterbo non esiste concorrenza fra i marchi, tanto che la città risulta fra le più care d’Italia, con un’inflazione che ormai sfiora il 9%, le famiglie hanno speso una media del 14% in più rispetto lo scorso anno solo per i beni di prima necessità, con un aggravio di 713 euro.  I rincari e i maggiori profitti non sono affatto utilizzati per migliorare le condizioni di lavoro. I dipendenti del settore vivono strangolati fra paghe da fame e orari ingestibili. Ormai le figure professionali sono state cancellate, per assumere soprattutto tramite agenzie interinali con l’inquadramento più basso e nessuna tutela in caso di licenziamenti o ritorsioni.

Troppe volte abbiamo sentito starnazzare per niente, mentre ben ci si guarda a denunciare infiltrazioni e spartizioni di potere che mettono a rischio la città.

Esortiamo l’Amministrazione e gli enti preposti al controllo a schierarsi con i lavoratori ed effettuare controlli incessanti, non solo nelle aziende già aperte, ma a monte nella distribuzione delle concessioni edilizie.

Usb Viterbo