USB: ACQUA, SE IL COMUNE NON DECIDE RIDIAMO LA PAROLA AI CITTADINI!
“Basta appalti, subappalti, presidenti e revisori…”
Acqua, se il comune non decide ridiamo la parola ai cittadini.
Non più società per gestire l’acqua. Non più Talete, tantomeno Acea. Non più consigli di amministrazione, consiglieri, appalti, subappalti, consulenze e sperperi. Non più un bene pubblico nelle mani di imprese commerciali, nè pubbliche nè private.
Questo è quanto intende affermare il referendum comunale lanciato dal comitato Non ce la beviamo, di cui Usb è parte.
Talete è ormai allo sbando, una malagestione protrattasi per troppi anni dove i continui ricambi dei consigli di amministrazione hanno solo permesso alla società di accumulare debiti su debiti.
Il fallimento di Talete apre le porte all’affare milionario di Acea, pronta ad accaparrarsi la gestione dell’acqua di tutto il centro Italia. Una strada che prosegue nella stessa direzione senza inversione di rotta. Come dire: dalla padella alla brace.
Se analizziamo, infatti, la situazione nei comuni dove Acea gestisce da anni il servizio idrico, troviamo tariffe altissime con ricorrenti e ingiustificati aumenti, un contenzioso enorme da parte dei cittadini, condizioni di lavoro precarie e investimenti non effettuati.
In poche parole chi già subisce da anni la gestione di Acea sta tentando di tornare indietro.
Riteniamo, inoltre, che un privato quotato in borsa come Acea e intento a trarre profitto da questa attivtà, non possa assicurare la potabilità e la dovuta attenzione alla qualità dell’acqua, soprattutto in un territorio come il nostro, interessato dal problema dell’arsenico e dei fluoruri.
L’immobilismo del comune permetterà che, dalla fallimentare gestione di Talete, si passi automaticamente a quella di Ace. I debiti resteranno sulle spalle dei cittadini, aumenterà il precariato e le bollette saranno sempre più care.
L’orizzonte entro il quale occorre muoversi non resta che il referendum comunale attraverso il quale i cittadini potranno scegliere.
Usb con il comitato Non ce la beviamo si è rivolto al prefetto per assicurarsi che venga rispettato lo statuto comunale, cioè che il sindaco entro il 28 febbraio si pronunci sull’indizione del referendum.
Noi riteniamo che occorra reinternalizzare i servizi, tornare cioè a far gestire l’acqua direttamente dal comune tramite i propri dipendenti e mandare a casa società per azioni, consigli di amministrazione, presidenti, revisori, consulenti e quantaltro.
In altri termini ripubblicizzare il servizio idrico, ciò che vorrebbero fare tutti quei comuni che hanno già assaggiato la gestione Acea.
Usb – Federazione di Viterbo