Sicurezza sul lavoro, i candidati sindaco prendano un impegno pubblico
A fronte di più di 50 mila infortuni denunciati, in Italia, nel commercio, l’Usb Viterbo incalza i candidati sindaci perché si impegnino per la tutela dei lavoratori.
Nel 2015 anche la Cgil abbandona la difesa dei lavoratori, peraltro mai messa in campo veramente, e firma il contratto nazionale con Cisl e Uil, confermando le liberalizzazioni del governo Monti del 2011.
Viene, di fatto, aumentato l’orario di lavoro senza il corrispettivo aumento salariale attraverso l’obbligatorietà del lavoro domenicale, senza pagamento degli straordinari, come fosse un ordinario martedì e l’introduzione della clausola di flessibilità.
“Grazie a questa, l’impresa obbliga il lavoratore a 44 ore settimanali (a fronte delle 40 previste) per 16 settimane, sempre senza pagamento dello straordinario. -ha dichiarato l’Usb Viterbo- Forse il datore concederà di recuperarle nel corso dei 12 mesi successivi. Ovviamente i sindacati confederali hanno previsto ulteriori deroghe al ribasso, i datori potranno concordare orari di 48 ore per 24 settimane”.
I part-time spalmati su tutta la giornata e gli allungamenti senza controllo dell’orario vanno ad intaccare i diritti costituzionali del lavoratore sia al giorno di riposo sia alle ore di fermo previste fra un turno e il successivo, aumentando così la possibilità del verificarsi di infortuni e malattie professionali.
“L’allungamento dei turni e dell’orario settimanale influisce sulla stanchezza dei lavoratori, diminuendo la capacità di concentrazione e facilitando il verificarsi di infortuni anche mortali e malattie professionali – ha denunciato il sindacato -. Ricordiamo come, in base alla costituzione, i lavoratori hanno diritto ad un giorno di riposo di 24 ore ogni 7 lavorativi e uno stacco di 11 ore tra un turno e il successivo.
Questo per permettere la normale ripresa psicofisica delle persone e diminuire la possibilità del verificarsi di malattie professionali e infortuni sul lavoro o nel raggiungimento del posto di lavoro. Il territorio della Tuscia non si differenzia, in meglio, dalla media nazionale di 50 mila infortuni all’anno, anzi, Viterbo incide del 4% sul totale nazionale. Le malattie professionali, che influiscono sul lavoratore per tutta la vita, anche 30 anni dopo la fine del lavoro, hanno raggiunto le 3 mila denunce nella Tuscia con un aumento del 120% dal 2011, primo varo delle liberalizzazioni, ad oggi. Inoltre i sindacati confederali hanno sottoscritto la cancellazione delle quote fisse di salario (premi fissi, premi presenza e scatti di anzianità) in cambio di premi variabili, legati alla produttività dell’azienda. Viene così aumentata l’arma ricattatoria contro i lavoratori, sempre più impossibilitati a rifiutare i turni supplementari imposti dai datori”.
Il comune può intervenire direttamente e regolamentare le aperture straordinarie, cioè quelle durante i festivi, e le aperture domenicali.
L’Usb Viterbo esorta i candidati sindaco a prendere un impegno pubblico in proposito, un tale regolamento, infatti, tutela i lavoratori sia dallo sfruttamento sia dal rischio di malattie professionali e infortuni, anche mortali.
Il primo compito delle istituzioni deve essere la tutela della sicurezza dei lavoratori e della dignità del lavoro, il sindacato si augura che anche a Viterbo questa sia la priorità.