Se il lavoro uccide non lavoriamo

Usb è scesa in piazza il 1 Agosto, in via Caduti sul Lavoro a Viterbo alle ore 18.00, per denunciare l'omicidio delle donne e degli uomini che ogni giorno muoiono sul loro luogo di lavoro o nel tentativo di raggiungerlo

Viterbo -

Foto @Elisa Bianchini

Usb è scesa in piazza il 1 Agosto, perché mai venga posto il silenzio sui lavoratori che muoiono ogni giorno perché sottoposti a carichi eccessivi, mancanza di sicurezza e turni estenuanti.

La data non è scelta a caso.

Nel 2018, 16 lavoratori agricoli sono stati uccisi in appena 48 ore. Tornavano, stipati su furgoni, senza alcuna misura di sicurezza, da 12 ore di lavoro sotto il sole per pochi euro al giorno, quando due tir li hanno travolti.  In quell’occasione e l’anno successivo, Usb Viterbo è scesa in piazza,  esortando governo e istituzioni locali a impegnarsi concretamente in difesa dei diritti e della sicurezza di tutti i lavoratori.

Dall’inizio dell’anno, i lavoratori uccisi sono 655, di cui 462 sui luoghi di lavoro, gli altri nel tentativo di raggiungerli.

Si muore in molti modi lavorando,

precipitati da un impalcatura, travolti da un carico di legname, soffocati dal caldo in mezzo alla campagna.

L’assassino è uno solo, sempre lo stesso, il meccanismo di sfruttamento a cui siamo sottoposti.

Un sistema, che attraverso contratti e leggi al ribasso, fra cui lo sblocco dei licenziamenti, obbliga a rinunciare ai propri diritti e costringe a ritmi frenetici e disumani, a salari bassi e alla mancanza di sicurezza.

Gli infortuni e le malattie professionali, spesso invalidanti per l’intera vita, non sono dovuti infatti alla negligenza dei lavoratori  o alla probabilità che comunque un incidente possa accadere, sono la conseguenza diretta del clima di sfruttamento e precarietà.

 

“Non esistono incidenti o probabilità -dichiara Luca Paolocci- ogni volta che si verifica un infortunio o viene sviluppata una malattia professionale sono la conseguenza della mancanza di sicurezza imposta dalle aziende. Il ricatto occupazionale fa il resto. Pur di produrre e aumentare i profitti i datori manomettono i sistemi di sicurezza dei macchinari, non forniscono i dispositivi di protezione e obbligano a lavorare senza pause né le dovute turnazioni”.

 

Le denunce quindi sono rese sempre più difficili dal clima ricattatorio in atto. Pretendere i propri diritti viene ripagato con la minaccia di licenziamento o mancato rinnovo. I continui contratti flessibili e precari espongono sempre più i lavoratori, ricordiamo come nella Tuscia i part time involontari siano raddoppiati rispetto lo scorso anno, i dipendenti assunti in modo instabile sfiorano il 70%.

 

“Fra Viterbo e provincia – continua Paolocci - le nuove assunzioni di questo tipo riguardano addetti alle vendite, camerieri e baristi, badanti e braccianti. Il 70% dei contratti irregolari grava nei settori del commercio, dell’agricoltura e del turismo, proprio quelli che dovrebbero essere di volano per questo territorio. La prima conseguenza di queste forme di cattivo lavoro è la sicurezza con infortuni, spesso gravissimi e lo sviluppo di malattie professionali anche menomanti a vita. Per fare solo un esempio, una commessa entra senza disturbi a lavorare in un centro commerciale e ne 20 anni dopo ha problemi scheletrici e muscolari tali da non poter più effettuare le stesse mansioni di prima. Il datore causa la malattia e poi, non servendo più sul posto di lavoro, licenzia”.

Eppure si parla pochissimo dei lavoratori, solo il tempo della ribalta mediatica e delle interviste e poi torna il silenzio, quasi come se si dovesse ringraziare di lavorare, di “soffrire”.

Come Usb ribaltiamo totalmente questo messaggio, siamo noi, con il nostro lavoro, a permettere alle aziende di vivere, di produrre e di guadagnare.

Non vogliamo favori, né dai datori né dallo Stato, non dimentichiamo che gli Ispettori dovrebbero avvertire i datori di lavoro prima di effettuare un controllo, in modo da non disturbare.

Noi vogliamo, e ci riprendiamo i nostri diritti e la nostra dignità, altrimenti non lavoriamo.

Per questo il 1 agosto saremo in piazza, in via Caduti sul Lavoro, con testimonianze, interventi e letture.

Lavoratori, cittadini, delegati sindacali e rappresentanti per la sicurezza sono invitati a partecipare per portare le proprie voci su quanto accade nei loro luoghi di lavoro.

 

Viterbo, via Caduti sul Lavoro, ore 18.00

 

Usb Viterbo