Sciopero nazionale del terzo settore L'Usb esorta tutti a scendere in piazza affinché i servizi sociali tornino ad essere pubblici ed accessibili a tutti.

Viterbo -

Ad oggi, i servizi sociali, sanitari, culturali e di welfare sono a rischio, depotenziati dal pareggio di bilancio e dal taglio lineare imposto dalle razionalizzazioni.

E’ un dovere di tutti far sentire la voce delle migliaia di lavoratori che ogni giorno operano in questi settori e, nonostante la mancanza di tutele e sicurezza, offrono la dignità e il rispetto a tutti coloro che accedono al servizio.

Solo sul territorio della Tuscia, vengono in mente tre casi emblematici, risultato delle privatizzazioni e delle speculazioni.

La privatizzazione dell’assistenza psichiatrica e domiciliare. I lavoratori, con la messa a gara del servizio, si sarebbero visti ridurre salario e ore di lavoro. I pazienti, dall’altra parte, non avrebbero avuto più la continuità della terapia e, in alcuni casi, ne sarebbero stati completamente esclusi.

Oppure, gli educatori scolastici, che lavorano da 20 anni e non hanno garantita neanche la disoccupazione nei mesi estivi. Perdono, in questo modo, le coperture contributive e previdenziali.

Fino ad arrivare ai lavoratori del Cup, del Recup e del centralino dell’ospedale Belcolle, solo l’ultimo caso arrivato all’attenzione mediatica. Più di 100 lavoratori, soggetti a continui cambi di appalto al ribasso, andranno a perdere fino a 300 euro al mese e i diritti normativi, previsti dal precedente contratto, fra cui l’articolo 18.

I lavoratori del terzo settore sono, per lo più, a rischio di esclusione sociale. Non raggiungono la soglia di povertà di 9 mila euro annui, non hanno la possibilità di esprimere tutto il loro potenziale (bassa intensità lavorativa) e, in caso di spese impreviste, non sarebbero in grado di farne fronte.

A questa situazione già gravissima si vanno ad inserire le leggi Lorenzin ed ex Iori sul riordino professionale, un ulteriore sistema di mettere a rischio migliaia di lavoratori e precarizzare la loro attività. Rischiano, infatti, di essere accusati di abuso della professione, i lavoratori che, fino a ieri, hanno operato in questo settore. Hanno operato cioè, è giusto ricordarlo, al servizio dello Stato, anche se sottomessi a cooperative esterne.

L’unica via di uscita sembra essere quella del pagamento di costosissimi corsi di formazione che, oltretutto, non danno luogo ad alcun riconoscimento formale della qualifica. Il tutto senza nessun tipo di garanzia di continuità lavorativa e di mantenimento dei livelli salariali, delle mansioni e dei diritti.

Infine il decreto sicurezza, tanto sbandierato dal nuovo governo, mette a rischio i posti di lavoro e il futuro occupazionale di tutti coloro che operano con professionalità e umanità nell’accoglienza (cas e sprar).

L’Usb chiama allo sciopero e alla mobilitazione tutti i lavoratori del settore, dagli educatori mobilitati contro il riordino professionale agli operatori socio sanitari nei servizi esternalizzati, a tutti quelli il cui lavoro è a rischio per le continue ristrutturazioni aziendali e cambi d’appalto.


Difendere la qualità dei servizi significa difendere la professionalità dei lavoratori.

Difendere i posti di lavoro significa difendere il diritto di milioni di cittadini di accedere al diritto alla salute, all’accoglienza, al welfare universale, ai servizi alla persona, ai servizi culturali!

L’Usb, insieme ai lavoratori, esortano il governo ad inserire nella prossima legge finanziaria una salvaguardia che tuteli la posizione professionale e lavorativa di tutti gli educatori e, in generale, le condizioni di lavoro di tutti i precari.

Troppo tempo è stato aspettato. Ora è necessario un piano nazionale di reinternalizzazione dei servizi di welfare, beni culturali e sanità.



Sciopero nazionale, VENERDÌ 14 NOVEMBRE 
Ore 10:00, piazza Montecitorio, Roma