"Sanità, illusoria la campagna della Regione Lazio"
La sanità laziale uscirà dal commissariamento, forse, solo nel 2019, intanto un paziente su quattro sceglie di curarsi fuori Regione.
Zingaretti ha iniziato la campagna elettorale sottolineando i propri successi nella sanità pubblica: investimenti, assunzioni e uscita dal commissariamento. In merito al disavanzo, siamo ancora lontani da una sanità, non diciamo d’eccellenza, ma almeno regolarmente funzionante. Se Roma conferma il suo posto di capolista nella Regione, non si può dire lo stesso di Viterbo e provincia, che scontano una delle situazioni più critiche: 1 paziente su 4, il 25%, decide di non affidarsi alla ASL di appartenenza.
Il presidente della Regione, attraverso il suo portavoce locale, Enrico Panunzi, ha annunciato una particolare attenzione per la Tuscia con investimenti per dieci milioni e 693 mila euro, suddivisi fra gli ospedali di Viterbo, Civita Castellana, Ronciglione e la cittadella di via E. Fermi. Sarebbe interessante sapere perché solo ora, in vista delle scadenze elettorali, vengano fatte queste promesse. Il risanamento non dovrebbe fermarsi qui, Panunzi ha promesso nuove assunzioni, rifacimento delle strutture e azzeramento delle liste di attesa. Sono circa dieci anni che tali migliorie vengono garantite e mai realizzate, intanto la nuova hall dell’ospedale Belcolle presenta problemi di infiltrazione d’acqua, così come la cittadella della salute non è provvista di riscaldamenti funzionanti. L’Usb denuncia come, in caso di forti acquazzoni, il personale sia costretto a lavorare con delle eleganti bacinelle al fianco, mentre, nel secondo caso, nelle fredde giornate invernali gli operatori cercano di ascoltare i tanti pazienti ad una temperatura interna di circa 6 gradi.
Le grandi assunzioni annunciate sono appena 29 su ben tre presidi ospedalieri, alcune delle quali stabilizzazione di personale già operativo. La scarsità del personale, ha denunciato l’Usb, aumenta la possibilità che si verifichino disattenzioni ed errori a causa dei turni estenuanti e del numero di pazienti in carico ad un solo medico. L’ Unione sindacale di base non dimentica il carico di lavoro sulle spalle degli operatori sanitari costretti ad operare in situazioni di sovraffollamento dei pronto soccorso e dei reparti.
Risulta falsa la notizia dell’alleggerimento delle liste di attesa, il medico di base non ha la possibilità di inserire l’urgenza in ricetta. Il dottore deve affidarsi alle proprie conoscenze, telefonare personalmente allo specialista e chiedere il favore di inserire il prima possibile i pazienti più gravi. All’ospedale Belcolle e all’Andosilla, per una visita specialistica in gastroenterologia e cardiochirurgia, le attese oscillano fra sei mesi e un anno. Stessa situazione risulta per la prenotazione degli esami diagnostici come TAC ed ecografia.
L’Usb prende atto che la Regione ha finalmente inaugurato il nuovo pronto soccorso a Civita Castellana, dato l’evidente degrado della struttura preesistente. Se all’apertura però non seguirà nell’immediato l’assunzione di personale medico e infermieristico, i pazienti continueranno ad attendere 12 ore in pronto soccorso per una diagnosi e che importa se circondati da mura nuove.
L’Usb esorta la Regione a diminuire i proclami politici per concentrarsi sui problemi reali della sanità, magari in un confronto pubblico con la cittadinanza. In un settore cosi esposto, solo la voce di coloro, medici, infermieri e pazienti, che vivono ogni giorno i problemi quotidiani può far capire quali siano le priorità.