Regione nuovamente all’attacco della Sanità
Da gennaio rischiano la chiusura le strutture di lungodegenza Salus e Santa Teresa
Dal primo gennaio 2020 le due cliniche Salus e Santa Teresa rischiano di non poter più operare perché la Regione ha reso operativo un decreto del 2006 in cui si intima la chiusura di quelle strutture che non raggiungono i 30 posti letto occupati.
Un danno enorme per Viterbo e provincia sia in termini assistenziali sia occupazionali.
Le due cliniche infatti, in convenzione con l’ospedale Belcolle, raggiungono i 1400 accessi l’anno a questi si aggiungono i lungodegenti che, sebbene inferiori al numero previsto dalla Regione, non troverebbero alcuna alternativa sanitaria.
Quasi 80 lavoratori, fra personale medico, infermieristico e Oss, perderebbero il loro lavoro e la professionalità acquisita in anni di esperienza al fianco di pazienti difficili. Le due cliniche offrono assistenza e vicinanza a persone lungodegenti, anziane e malate terminali.
Il sindaco di Viterbo, interrogato sulla questione, pone le sue speranze in una proroga come già concessa dalla Regione in questi anni.
Questa risposta è assolutamente insufficiente “Se pur venisse concessa, per quest’anno, una proroga, questa dovrebbe essere soltanto un tampone intanto che i sindaci dei Paesi coinvolti lottano per una soluzione definitiva che tuteli lavoratori e pazienti -ha dichiarato Aurelio Neri responsabile provinciale Usb Sanità- La Sanità non può più essere gestita come fosse una tabaccheria, non rispetti un mero numero deciso a tavolino, chiudi”.
L’Usb da anni denuncia la situazione ormai al collasso della sanità nella Tuscia e la necessità di reinternalizzare l’assistenza senza alcun riscontro istituzionale neanche a livello locale.
“Le strutture in convenzione incidono maggiormente sul bilancio della Regione – continua Neri – ma senza un investimento negli ospedali esistenti e in quelli in fase di chiusura è impossibile pensare che siano in grado di sostenere le legittime richieste di assistenza medica di tutto il bacino del viterbese. Gli ospedali di Viterbo, Civita Castellana e Tarquinia sono strutture vecchie e ormai insufficienti per far fronte alle richieste, il numero di medici, infermieri e di tutto il personale sanitario è ridotto di anno in anno. Diminuisce così la possibilità di operare con la dovuta professionalità, visto il rapporto fra un solo medico, o infermiere, e i pazienti”.
“Se la Regione vuole continuare su questa strada, come fin’ora ha dimostrato, sono le istituzioni del territorio insieme alle arti sociali a dover difendere in prima linea i diritti di lavoratori e pazienti” conclude Neri.
L’Usb pretende dalla Regione soluzioni concrete, nessun lavoratore rimarrà a casa. Se l’intenzione è quella di chiudere definitivamente le due strutture Salus e Santa Teresa, tutto il personale operante all’interno va internalizzato, come dipendente diretto della Asl.
Il sindacato esorta il Comune di Viterbo e la Asl a convocare nel breve periodo un tavolo con le parti sociali per presentare in Regione una proposta forte e alternativa all’attuale sistema di gestione di tutto il comparto.