Je suis Orlando

Se Omar Mateen avesse ucciso 49 eterosessuali, e feriti altrettanti, la reazione dell'opinione pubblica sarebbe stata differente?

Viterbo -

“Je suis Charlie, je suis Paris, je suis Bruxelles”, ma non “Je suis Orlando”. Tutta la mobilitazione e l'indignazione che colpì l'Europa non vale per le vittime di Orlando. Già, perché i ragazzi e le ragazze morte erano omosessuali, cittadini di serie B, facenti comunque, parte di una minoranza.

 

Lo stigma che si applica ad un parte di popolazione è più viva che mai. L'omofobia è presente, e come, e non ti permette di mettere su Facebook, non dico, un “Je suis Gay”, ma nemmeno, un “Je suis Orlando”.

 

Se Omar Mateen avesse ucciso 49 eterosessuali, e feriti altrettanti, la reazione dell'opinione pubblica sarebbe stata differente? Certo, nemmeno a dirlo.

 

Perché, in fondo, essere omosessuali pregiudica tutta la tua esistenza, proprio come chi ha la pelle nera, proprio come chi lascia la sua patria in cerca di pane. Una persona invece non ha solo una connotazione, ci mancherebbe, ma ha mille colori e mille volti come insegna Pirandello. Una lesbica, ad esempio, è donna innanzi tutto, cittadina, figlia, madre, amica, ricoprire un ruolo nella società e certo non deve essere giudicata, ne imprigionata, in uno solo di questi ruoli.

 

A prescindere dalle polemiche sull'attentatore: era un omosessuale, ma non voleva ammetterlo? Si è affidato a persone o una religione che in qualche modo gli permettevano di dare un senso alla sua vita devastata? Tutto questo poco importa. Poco importa se abbia agito da solo o stimolato.

 

Quello che veramente conta è che delle persone innocenti sono state uccise nel momento, forse, più felice delle loro giornata. Tutto questo è impensabile. In nessuna religione c'è una storia, una novella, una parabola che fa morire qualche personaggio, quel profeta, al culmine della gioia. Questo atto va oltre umana comprensione. Strappare la vita a chi non c'entra nulla con la tua esistenza, evidenzia solo quanto malato e isolato sia stato questo ragazzo ventinovenne.

 

La colpa di tutto questo, perché una colpa ci deve pur essere, per dare un senso a tutto è, a mio parere, della società capitalistica americana. Una società fondata sul denaro, sul monopolio di pochi ricchi dove non c'è spazio, ne cura, per chi rimane fuori da quello che è uno Stato, apparentemente, democratico. La tutela e l'educazione del cittadino alla diversità, al diritto di eguaglianza è scomparsa. Gli Stati Uniti demandano la propria difesa all'acquisto di armi, reperibili persino in alcuni supermercati. Il sogno americano è oramai una chimera.

 

Già Flaubert, molto tempo addietro, scriveva sulla valenza dell'eroe negativo che vedeva nell'atto straordinario, nel suicidio l'ultimo grido per l'affermazione di un'esistenza priva di senso. Il suicido è l'unica soluzione coraggiosa difronte alla vacuità al degrado collettivo.

 

Emanuela Dei