Il caporalato che c’è
Misure cautelari ad un imprenditore agricolo viterbese per sfruttamento del lavoro
Questa mattina sono state disposte misure cautelari ad un noto imprenditore viterbese del mondo agricolo, accusato di sfruttamento dei lavoratori con l’aggravio dello loro stato di bisogno.
Le accuse sono dettagliate e circostanziali, i braccianti quasi tutti di origine nord africana, erano obbligati a lavorare per 13 ore al giorno, senza riposi, né pause, così come malattie e ferie non esistevano. Il pagamento era inferiore a quanto dovuto e versato per buona parte in nero.
Nessuna sicurezza veniva garantita sul posto di lavoro, dalla mancanza dei dispositivi di protezione individuale all’utilizzo di macchinari agricoli.
Se un lavoratore provava a far valere i propri diritti veniva minacciato di licenziamento e se non bastava cacciato dal posto di lavoro. Un sistema quello messo in atto dall’imprenditore che coinvolgeva anche i colleghi, che venivano informati di chi era stato allontanato affinché nessun lo assumesse nell’intera zona.
La vita e il sostentamento delle persone è stato continuamente messo a rischio.
Sentiamo tristemente risuonare le dichiarazioni che non esisteva un problema caporalato, che tutto sommato nessun sistema di sfruttamento riguardava la Tuscia.
Prendiamo atto con soddisfazione che queste non siano bastate a fermare le indagini ispettive, così come Usb mai ha fermato il proprio lavoro al fianco dei braccianti, al di fuori dell’azienda e nelle strade di Viterbo, fino ad arrivare a dare voce alle loro denunce in un libro inchiesta su quanto accade davvero nelle campagne.
Rassicuriamo anche il sindacalista che in un tavolo in prefettura derideva Usb per le denunce effettuate, avvertendo la platea del loro pericolo, perché se simili aziende venivano scoperte si sarebbe fermata l’economia della città.
Oggi, si è arrivati al fermo di quell’imprenditore, garantendo che i lavoratori non subiscano ulteriori conseguenze ma possano continuare ad operare, finalmente nel rispetto dei diritti come lavoratori e come uomini.
Sappiamo che ancora tanto c’è da fare, in agricoltura e non solo, perché vengano fermati padroni e caporali, Viterbo mai più deve vivere di un’economia di sfruttamento.
Non fermiamo la lotta.
Usb Viterbo
Luca Paolocci