Covid 19, la Asl ha perso l'occasione di arrivare preparata alla seonda ondata
La Asl e la Regione sono state praticamente immobili in questi mesi, arrivando in modo impreparato alla seconda ondata a discapito del personale sanitario e degli utenti
Innanzitutto vogliamo esprimere il nostro grazie al lavoro, all’impegno e alla professionalità degli operatori della sanità che stanno fronteggiando una situazione di gravità eccezionale, un contesto che sta travolgendo le nostre vite, i nostri affetti, le nostre abitudini.
Ma non possiamo fermarci ai ringraziamenti perché riteniamo che un’analisi più generale sia necessaria se vogliamo dare un contributo alla comunità in cui viviamo.
La nuova ondata di pandemia era stata già annunciata, ma istituzioni, politica e ASL hanno perso l’occasione di mettere in atto ciò che questa vicenda ci ha insegnato : la necessità di investire sul servizio sanitario nazionale con un piano straordinario di assunzioni stabili che potesse colmare i gravi vuoti d’organico , con la riapertura degli ospedali di zona e di tutte quelle strutture sanitarie pubbliche che in questi anni sono state chiuse o depotenziate.
Oggi dobbiamo prendere atto che sono passati sei mesi invano e che ci ritroviamo più o meno alle medesime condizioni della volta precedente.
Regione e Asl, a parte l’acquisto di reagenti e tamponi , non hanno fatto pianificazione e non hanno messo in atto investimenti seri , lasciando che tutto si regga sull’impegno dei pochi operatori sanitari rimasti, o precari, spesso sfruttati e mal retribuiti.
E mentre imperversa il Covid , molte persone affette da patologie di diversa natura restano senza cure.
Quel diritto alla salute che la Costituzione sancisce troppo spesso viene sottratto alle fasce più deboli;
Le liste di attesa per esami diagnostici sono un esempio molto evidente di sottrazione di quel diritto alla salute: solo chi ha disponibilità finanziarie può permettersi, attraverso l’istituto dell’intramoenia, di avere appuntamenti a brevissima scadenza mentre gli altri sono costretti a aspettare mesi , a volte anni .
Le attese per interventi, che spesso vengono definiti non urgenti , diventano in alcuni casi indispensabili emergenze ; basta immaginare i limiti e le preoccupazioni di un operaio precario che, in attesa di un’ernia inguinale, deve eseguire lavori pesanti con il timore di usufruire dei necessari riposi medici .
Ed ecco che con la violazione dei diritti crescono le disuguaglianze .
La conferenza dei Sindaci della provincia con voce sempre più fioca delle autorità sanitarie locali è un altro elemento di forte preoccupazione e contrazione di democrazia nel nostro territorio.
La ASL che dovrebbe essere l’istituzione di garanzia del diritto costituzionale alla salute appare chiusa alle esigenze dei cittadini e avvolta in meccanismi burocratici interni che a volte sembra sfocino in operazioni clientelari guidate dalla politica.
L’encomiabile lavoro degli operatori , le indiscutibili professionalità ospedaliere e dei territori necessitano di rispetto dei diritti contrattuali e di riconoscimenti oggettivi. Non è tollerabile che , dopo solo pochi mesi i dipendenti sanitari si siano trovati di nuovo le ferie precettate, dove sono finite le assunzioni di personale ?
E’ ora di voltare pagina, abbandonare ogni vecchia dinamica e mettere al primo posto i lavoratori e i cittadini.
Noi saremo al fianco degli operatori sanitari e porteremo avanti le loro lotte per il riconoscimento dei diritti contrattuali così come siamo a fianco dei cittadini e del loro sacrosanto diritto alla cura.
Siamo convinti che non c’è mai stato un reale problema di risorse economiche ma solo una volontà politica neoliberista e privatizzatrice che ci ha privati dei diritti fondamentali dettati dalla nostra Costituzione.
Questo è avvenuto in tutto il paese senza escludere il nostro territorio dove le molteplici chiusure delle strutture sanitarie pubbliche hanno creato enormi problemi. Sono almeno trenta anni che la politica va in questa direzione e, purtroppo, neanche tutte le vite perse hanno insegnato che la salute è il primo dei diritti universali della persona e che non può essere subordinato a mere leggi di mercato.
Oggi non ci sono più scuse, va fatta una inversione di rotta; i fondi del recovery fund dovranno essere destinati a finanziare il nostro sistema sanitario nazionale ; non più un euro all’ industria delle armi, unica voce di spesa del bilancio che non ha mai subito tagli ma che è sempre cresciuta negli anni!
Non si può perdere altro tempo, per questo oggi rinnoviamo le nostre richieste alle Istituzioni locali per ripartire dal nostro territorio con :
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la riapertura degli ospedali periferici, diversi dei quali sono stati oggetto di recenti e cospicui investimenti di messa a norma prima di essere chiusi, (come ad esempio quello di Ronciglione ),
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la disponibilità di liste d’attesa dignitose, rivedendo il sistema dell’intramoenia per dare spazio agli esami e agli accertamenti prescritti con le impegnative del SSN che non necessitano di ulteriori esborsi da parte dei cittadini
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con un piano di assunzioni stabili per tutte le figure professionali sanitarie carenti in organico che possa dare un respiro nuovo ad un servizio di importanza primaria nella collettività e restituire i dovuti diritti al personale sanitario già in servizio.
In questo momento di seria difficoltà chiediamo di abbandonare l’immobilismo presente fino ad oggi invitando le forze sociali , sindacali , i governi locali, la ASL a rivedere le priorità di questa comunità locale e trovare il luogo del confronto e della pianificazione per produrre modelli sanitari capaci di rimuovere le disuguaglianze e affermare i diritti per lavoratori e cittadini.
USB VITERBO
P.Celletti