Coronavirus, quale sicurezza per i lavoratori della terra?

I braccianti garantiscono l'approvvigionamento primario ma, nella maggior parte dei casi, lavorano senza diritti e senza sicurezza

Viterbo -

L'emergenza sanitaria non ha fermato il lavoro nei campi, anzi la produzione continua a pieno regime per rifornire negozi e centri commerciali, garantendo a tutti l'approvvigionamento primario. Allo stesso modo, non sono cambiate le condizioni di sfruttamento, da parte di alcune aziende del territorio, verso i lavoratori, in particolare se migranti. Sono decine i ragazzi che la mattina attraversano la città, per lavorare fino a 10 ore al giorno nelle serre e nei campi con contratti che ne prevedono dieci in una settimana.
Molte le segnalazioni, giunte al sindacato, sulla mancanza delle basilari misure di prevenzione e protezione per ridurre il rischio di contagio da Coronavirus, nonostante sia un obbligo dei datori. Sembra che i braccianti siano costretti ad operare senza mascherine, l'uno al fianco dell'altro. Coloro che non si spostano a piedi o in bicicletta, vengono portati nei terreni stipati su macchine e furgoncini, probabilmente mai sanificati. Non sono state fornite nemmeno le informazioni basilari per la tutela della salute. Usb ed alcune associazioni del territorio hanno diffuso volantini multilingue per permettere ai migranti di conoscere a pieno cosa sta accadendo e proteggersi dal rischio di contagio.
La pandemia in corso sembra non aver fermato alcuni produttori locali dal voler fare profitto a discapito della salute dei lavoratori, eppure la stampa alza la voce proprio contro i lavoratori. Un modo ambiguo di intendere il giornalismo.
Usb, da più di due anni, chiede controlli contro lo sfruttamento sulle strade e nei posti di lavoro, con pene severe contro le aziende che non applicano i contratti nazionali e le misure di sicurezza. È rimasto sempre in silenzio il presunto giornale che oggi punta il dito contro i braccianti, accusandoli di essere untori. Nessuna accusa di schiavismo, invece, si è levata contro i loro sfruttatori. Nessuna indagine vera è stata condotta sulle condizioni degli invisibili che operano nelle campagne viterbesi.
Ci si chiede quale possa essere l'intento, il confine fra incapacità e biechi interessi è sottilissimo.

 

 

Usb Viterbo

Elisa Bianchini