ASL E COMUNI NON TROVANO ACCORDO PER ASSISTENZA DISABILI
La ASL DOVREBBE PROVVEDERE all’assistenza sanitaria mentre i Comuni all’assistenza sociale
Siamo di fronte all’ennesimo taglio alle prestazioni sociali e assistenziali che colpisce direttamente chi ha più bisogno. Naturalmente si inizia dagli ultimi, dalle persone che difficilmente hanno la possibilità di potersi difendere. In questo caso, i disabili del progetto Vita Autonoma, ne sono un chiaro esempio. Questi inizialmente erano ricoverati in strutture sanitarie che, oltre a provvedere alle cure di cui avevano bisogno, fungevano da loro dimora. Poi sono stati dimessi e per oltre vent’anni al posto dell’assistenza abitativa e sanitaria, la Regione, attraverso la ASL, ha erogato un assegno di circa 700 euro al mese che permetteva loro di organizzare autonomamente la loro esistenza, non appoggiandosi più a strutture di lunga degenza
Durante l’incontro avuto con i vertici Asl, ci è stato riferito che, al posto dell’assegno di 700 euro ,si attuerà a breve un P.A.I, un piano assistenziale individuale. Nonostante i vertici della ASL abbiano rassicurato sui tempi di attuazione, la realtà è che sono già due mesi che i disabili non percepiscono più questo assegno e allo stesso tempo non usufruiscono di nessun piano assistenziale. Inoltre c’è ancora confusione sulle competenze in quanto la ASL DOVREBBE PROVVEDERE all’assistenza sanitaria mentre i Comuni all’assistenza sociale.
Alla luce dei continui tagli agli Enti locali e alla Sanità pubblica, ultimi quelli varati dall’ultima Legge di Stabilità, ci ritroviamo in una situazione già di per se drammatica con carenza di personale sanitario, di posti letto negli Ospedali, Pronti Soccorso sempre più intasati e liste di attesa interminabili. Per non parlare, poi, dei servizi sociali dei Comuni. Se, pertanto, non c’è la volontà di occuparsi dei servizi di base per ogni cittadino, figuriamoci cosa significherebbe affrontare un progetto assistenziale ancora da costruire. E, comunque, resta il fatto che queste persone da due mesi non usufruiscono ne di assegno né di altre prestazioni assistenziali.
Ci chiediamo per quale motivo, invece di tagliare su stipendi di manager e dirigenti, su appalti e sprechi, si comincia sempre senza pietà dagli ultimi, togliendo anche il minimo per la sopravvivenza.
Usb Viterbo affiancherà le giuste rivendicazioni dei soggetti coinvolti in questa vicenda rendendosi disponibile ad avviare tutti i percorsi che si renderanno necessari in tutte le sedi opportune a partire dalla Regione Lazio che, a nostro giudizio, dovrebbe spiegare con quale coraggio si possono lasciare in mezzo alla strada queste persone.
Usb Viterbo