ACQUA BENE COMUNE, ACQUA PURA!!!
PER UN ACQUA PUBBLICA, PURA, ACCESSIBILE A TUTTI SOTTO IL CONTROLLO DIRETTO DEI CITTADINI!
Il 1° luglio è qui, Dichiara Lino ROCCHI della Federazione USB Viterbo, e non sappiamo ancora se per 12 comuni del viterbese i rubinetti dell’acqua resteranno all’asciutto, non esistono più deroghe per i comuni con concentrazioni di arsenico superiore ai 20 microgrammi per litro, ma questa è solo l’ultima delle proroghe in scadenza, proroghe che valgono su complicati e voluminosi rapporti, su stime e calcoli matematici, ma che in realtà giocano con la “pelle” dei cittadini.
Noi della USB siamo da sempre al fianco dei cittadini e dei molti movimenti che sono nati intorno al problema “acqua”, ora lanciamo un ennesimo grido di allarme ed una iniziativa di raccolta firme, per sollecitare, spronare, ed accelerare la risoluzione del problema alla radice, coinvolgendo i Cittadini e L’amministrazione Comunale di Viterbo, non solo come comune ma come capofila della talete;
Per questo saremo sabato 29 giugno presso il mercato del sacrario, il 2 luglio presso le fontanelle del Murialdo, ed il 5 luglio al Carmine, per continuare questa lotta, che vede ancora disatteso il referendum del 12/13 giugno 2011, per non giocare con la pelle dei cittadini e la loro salute.
ACQUA PUBBLICA:
Sono ormai trascorsi oltre 2 anni da quel fatidico, 12 e 13 giugno 2011, data in cui, dopo molti anni, i referendum hanno di nuovo raggiunto il quorum e sono tornati ad essere lo strumento di democrazia diretta che la Costituzione garantisce.
In quella data la maggioranza assoluta delle italiane e degli italiani si è espresso a favore della fuoriuscita dell'acqua e dei servizi pubblici locali da una logica di mercato e di profitto, non è stata una lotta isolata, ma si è sempre più intrecciata con le altre vertenze per la difesa dei beni comuni e contro le speculazioni, dimostrando che la base, I Cittadini, il così detto “Popolo Sovrano” sono sensibili ed attenti ai temi della salute e più maturi rispetto ai temi del benessere “sociale”.
Nonostante questa grande vittoria però, nulla è cambiato se non in quel di Napoli dove il 21 novembre 2012 il Comune di Napoli ha trasformato ARIN (Azienda Risorse Idriche Napoli), una Spa a totale capitale pubblico, in ABC (Acqua Bene Comune) Napoli, un’Azienda Speciale, nella cui gestione e controllo sono entrati direttamente i comitati dei cittadini che giornalmente si lavano, cucinano e bevono l’acqua fornita da questa Azienda.
La USB da sempre sostiene che il rispetto dell'esito referendario non può essere in nessun caso considerato mero adempimento tecnico, bensì elemento sostanziale di rispetto del voto democratico della maggioranza assoluta del popolo italiano, e che riconoscere il diritto all’acqua come bene comune implica un’assunzione di responsabilità verso la sua tutela, nelle tante forme che questa può assumere e non può prescindere da una correlazione con la difesa dei beni comuni, che insieme rappresentano una più ampia riflessione sul cambiamento del modello di sviluppo.
Ormai è evidente a tutti, che la ripresa della crescita non può riguardare la produzione e il consumo di beni fisici, ma la loro qualità, intesa anche come equità sociale del processo produttivo.
L’Italia è uno dei paesi più ricchi di risorse idriche nel Mediterraneo. Giornalmente si consumano 250 litri di acqua per abitante, pari a due vasche da bagno. Si tratta di uno dei consumi procapite più alti del pianeta, davanti ci sono solo Giappone, Canada, Usa e Australia.
Annualmente il consumo è di 2.800 metri cubi per abitante. La quota media disponibile in tutte le regioni è di almeno 400 metri cubi per abitante, cioè dieci volte superiore alla quota disponibile nei paesi del sud del Mediterraneo. Nonostante questo, il paese si trova ad affrontare costanti problemi di scarsità idrica nei mesi caldi, al Sud come anche al Nord.
Inoltre non si può parlare di acqua se non si tiene conto dei diritti per l’accesso all’acqua, della sua gestione e dei meccanismi di finanziamento del servizio idrico, delle politiche agricole e industriali e di quelle territoriali, urbanistiche e specifiche sulla difesa del suolo.
La questione Arsenico, che vede ormai in ritardo colpevole la provincia di Viterbo con 16 comuni sopra i limiti consentiti dalla Comunità Europea, è la prova provata che non si può lucrare sull’acqua, che ogni gestione deve essere necessariamente pubblica e controllata direttamente dai cittadini, certo non è colpa della TALETE se dai rubinetti esce veleno, ma una gestione diversa degli approvvigionamenti, magari da nuove Fonti meno profonde, una rete di distribuzione che faccia meno “acqua”, ed una gestione più oculata delle risorse finanziarie avrebbero fatto si che la soluzione del problema fosse più “a portata di mano”.
La gestione virtuosa delle risorse idriche richiede un cambiamento profondo anche delle nostre coscienze, oltre che normativo non possiamo delegare ancora dobbiamo renderci protagonisti ed “incalzare” con tutte le iniziative possibili i nostri Amministratori a rispettare l’esito referendario ed a far uscire dai nostri rubinetti un’acqua pulita, pubblica, consentendone l’accesso a tutti, un’acqua insomma Bene COMUNE.
ARSENICO A VITERBO:
L’acqua avvelenata scorre indisturbata nelle case viterbesi, sull’arsenico assistiamo ormai ad una guerra di tutti contro tutti! Multe dell’Asl a vari comuni Viterbesi, rimbalzo di competenze e cittadini che hanno deciso di non pagare più le bollette!
La triste fila alle fontanelle erogatrici di acqua potabile è lo specchio di un disastro dello Stato che, barbaramente, elude anche la Costituzione in quell’articolo 32 che gli impone di tutelare la salute come “ …fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”
La situazione si protrae da più di dieci anni a causa del mancato rispetto del Decreto Legislativo 31/2001 che già fissava nel 2001 il limite massimo di arsenico in 10 microgrammi/litro. L’arsenico è un elemento cancerogeno certo ed è in correlazione con molte patologie oncologiche, serve dire altro per rimarcare ancor di più il disastro perpetrato ai danni dei viterbesi?
L’indecorosa soluzione delle fontanelle, esigue per numero e dislocate in modo a dir poco estemporaneo, estromette un’ampia fascia della popolazione dall’utilizzo dell’acqua potabile.
Molti cittadini, ne siamo certi, ancora fanno uso dell’acqua del rubinetto per uso alimentare, come potrebbe essere altrimenti? Come possono gli anziani, i disabili e tutti i cittadini non automuniti recarsi presso le famigerate fontanelle?
Un piano commerciale, poco fantasioso per non pensare di peggio, ha fatto sì che nel corso degli anni sempre più negozi di prossimità siano stati costretti ad abbassare le serrande; è notevolmente diminuita, quindi, anche la possibilità di acquistare acqua minerale nei pressi delle abitazioni delle fasce deboli della popolazione.
Quanti litri di acqua minerale in più sono stati venduti nei grandi centri commerciali nel corso di questi anni?
è speculazione sulle spalle dei cittadini per colpa di uno stato inadempiente, Vergognosa e inaccettabile.
Le frasi di circostanza hanno finito di trovare tempo da “troppo tempo”.
Acqua pulita nelle case di tutti i cittadini, subito!
Ogni settimana, insieme alle nostre proposte, porteremo al Sindaco ed a tutti gli eletti l’acqua presente sulla tavola della maggior parte della popolazione “debole”. A Loro decidere se berla o meno....
Viterbo 27 giugno 2013 USB VITERBO