USB, CON IL COMITATO "NON CE LA BEVIAMO", DIFFIDA IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA SULLA VICENDA ACEA

Viterbo -

L’Unione Sindacale di Base, parte attiva del Comitato Non ce la beviamo, ritiene inammissibile il comportamento del Presidente della Provincia Mazzola, nonché Presidente dell’ATO sulla vicenda della gestione dell’acqua.

 

Invitare ad una riunione gli amministratori della provincia di Viterbo e i vertici di ACEA per propagandare le qualità della multinazionale con l’intento di cedere le quote , rappresenta , a nostro parere, un passo illegittimo che calpesta ogni più elementare regola a partire da quelle statutarie sino ad arrivare a quelle generali.

 

Ma la gravità dell’atto sta nell’estromettere la volontà dei cittadini scavalcando il passaggio nei consigli comunali.

 

Non comprendiamo questa sconsiderata scelta di consegnare nelle mani di ACEA il servizio idrico quando in altri Ato della nostra regione , emergono così forti criticità nella gestione di ACEA , che hanno addirittura indotto i Sindaci della provincia di Frosinone ad approvare la risoluzione del contratto per gravi inadempienze e costi esponenziali delle bollette.

 

Insieme al Comitato Non ce la beviamo diffidiamo il Presidente della Provincia a procedere e invitiamo tutti gli Amm.ri di Viterbo e provincia a mobilitarsi per impedire questa operazione priva del consenso dei cittadini, sottoscrivendo la diffida predisposta dal Comitato.

 

Sappiamo già che molti Sindaci e Consiglieri sono favorevoli a questa proposta che si concretizzerà in un incontro ufficiale la prossima settimana.

 

Uscire dalla fallimentare gestione di Talete senza cadere nelle mani di ACEA si può attraverso l’attuazione della Legge Regionale 5.

 

USB, insieme al Comitato Non ce la beviamo, si adopererà per scongiurare che ACEA si impadronisca del nostro territorio e per impedire la privatizzazione di un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, di un bene non riproducibile che determina la vita delle persone. Un bene comune per sua natura che tale deve restare perché proprio da questo si misura il grado di civiltà di una comunità.