"Manutenzione dei dearsenificatori a un'azienda esterna, perché?"

Viterbo -

Leggiamo che Talete sta esternalizzando la manutenzione dei dearsenificatori per un costo di 8 milioni di euro all’anno.

 

Ci risulta che la manutenzione di tali impianti, inizialmente curata dalla ditta che li ha realizzati, sia passata successivamente alla Talete dietro impegno di formazione del proprio personale che avrebbe partecipato ad appositi corsi.

 

Questa ultima notizia che prelude ad un ulteriore aumento tariffario minimo del 20%, risulta a nostro avviso l’ennesima inefficienza di un carrozzone i cui costi superano di gran lunga il servizio offerto ai cittadini.

 

A questo proposito riteniamo a dir poco singolare la forte pressione che la regione sta usando sui comuni che ancora non sono entrati a far parte di Talete spa, senza preoccuparsi invece dei disservizi che questa spa sta facendo ricadere sui cittadini.

 

Crediamo, però, che questa operazione sia stata annunciata solo perché funzionale al progetto di entrata di Acea nella gestione del servizio idrico della Tuscia, quale “a loro dire” unica società che dispone dei fondi per affrontare il problema.

 

Peccato però che quei fondi Acea li chiede alle banche, e che saranno i cittadini a dover pagare quei prestiti con gli interessi attraverso le proprie bollette, senza considerare che Acea, non essendo opera pia ma spa, per sua natura ha il mandato di creare profitto, pertanto i cittadini saranno chiamati anche a risarcire la parte di profitto che Acea si dovrà assicurare.

 

Ciò che ci preme sottolineare invece è che i costi di manutenzione dei dearsenificatori non dovrebbero ricadere sui cittadini delle zone colpite da inquinamento di arsenico, per questo motivo la regione dovrebbe continuare a finanziare queste spese come ha fatto fino ad ora ripartendole sulla fiscalità generale, senza instaurare ricatti ai comuni per realizzare progetti di privatizzazione che i cittadini hanno già palesemente rifiutato.

 

Impedire la privatizzazione da parte di Acea e uscire dalla Talete è possibile.

 

Nella regione Lazio, su proposta dei movimenti popolari è stata deliberata e votata all’unanimità la legge numero 5 del 2014 che, se applicata, riporterebbe il servizio idrico nel naturale ambito di comuni e/o consorzi di comuni come facenti parte di bacini idrici già individuati.

 

Per queste ragioni invitiamo tutti i sindaci, i consiglieri e gli assessori di Viterbo e provincia a partecipare il 23 gennaio presso la sala del consiglio del comune di Viterbo alle 15,30 all’assemblea organizzata da questo comitato.

 

Comitato “Noi non ce la beviamo”