I dipendenti del gruppo Rori protestano con Cgil, Cisl e Uil per l'accordo sul contratto di solidarietà siglato con la società

Viterbo -

A parlare siamo di nuovo i lavoratori del Gruppo Ro.Ri (Casa di Cura Nepi e Nuova Santa Teresa) non solo disperati ma a oggi indignati!

 

Il nostro calvario sembra non dover più finire. Iniziato anni fa cin ritardi anche di cinque mesi nel pagamento degli stipendi, seguito da 1 anno e mezzo di cassa integrazione (della quale dobbiamo ancora ricevere il pagamento dell ultimo periodo, gennaio-maggio 2015) accettata con sacrifici immensi in attesa che arrivassero le autorizzazioni per l’attività privata alla Nuova Santa Teresa.

 

Svanita con il diniego della regione Lazio a giugno e l’avvio della pratica di mobilità da parte della proprietà per 34 unità. A oggi ci ritroviamo svenduti e abbandonati anche dai sindacati rinchiusi nelle loro roccaforti e legati al numero dei tesserati, che in data 16 settembre 2015 hanno firmato un contratto di solidarietà così gravoso da ridurre ancora il nostro stipendio del 30% per un altro anno.

 

Di nuovo ci ritroviamo ad affrontare con il nostro sacrificio una situazione in cui non abbiamo colpe, ma che non possiamo e non riusciamo più a sostenere.

 

Infatti tre sigle sindacali Cgil, rappresentata da Antonella Ambrosini, Cisl, rappresentata da Mario Malerba, Uil, rappresentata da Lamberto Mecorio, hanno firmato il nostro ennesimo sacrificio, mentre solo l’Usb, rappresentato da Luca Paolocci, si è rifiutato di farlo.

 

E non non si parla solo del nostro sacrificio ma anche di quello dei nostri pazienti in quanto i tagli si ripercuotono inevitabilmente sulla qualità delle prestazioni.

 

Da anni si chiede chiarezza in una situazione sempre più fumosa. Si chiede di confutare i numeri degli esuberi dichiarati, da anni alcune categorie sono sottoposte a turni di lavoro con personale ridotto al minimo, da anni si chiede il riconoscimento delle nostre qualifiche… ma i sindacati non si sono mai attivati veramente al riguardo, ma hanno sempre rimandato e sono scesi a compromessi dei quali noi paghiamo le conseguenze.

 

Questa situazione è ormai insostenibile.

 

Questo contratto di solidarietà è di sicuro per i sindacati la scelta più facile e semplice, che se al momento evita i licenziamenti, che ripetiamo nessuno ha mai confutato, porta tante famiglie già troppo provate alla disperazione, e svende il nostro lavoro qualitativamente e professionalmente.

 

Noi non vogliamo più compromessi, ma chiediamo di essere tutelati, di ritrovare dignità, risposte vere e chiare e che i sindacati tornino a riscoprire la missione per cui sono nati: difendere i diritti di noi lavoratori e combattere per questi!

 

Stefano Congiu

portavoce dei dipendenti della clinica Santa Teresa