"Primo maggio, festa del lavoro instabile, anche in una giornata di "festa" quattro morti

Viterbo -

Mentre i sindacati confederali chiacchierano su un palco, l’Usb scende in piazza in tutta Italia contro precarietà, sfruttamento e morti sul lavoro.

''Angelo, 52 anni, infermiere, lavora tutte le notti in una clinica privata, per 600 euro lordi al mese, è inquadrato come Oss.

Giovanni, 28 anni, infortunato in un cantiere edile, tre dita del piede fratturate da una balla di cemento. Ha dichiarato un incidente domestico per non essere licenziato''.

Queste sono solo due delle tante testimonianze raccolte dal sindacato di base, nella provincia di Viterbo, riguardo lo sfruttamento sul lavoro, in termini di precarietà e mancanza di sicurezza. La festa del lavoro, appena trascorsa, è stata una festa di morte per i lavoratori, 4 vittime di lavoro nella sola giornata di ieri (tre in agricoltura). La festa del lavoro è l’occasione per tornare a denunciare la sospensione dei diritti a cui sono soggetti i lavoratori. La fascia più esposta è quella sotto i 35 anni e sopra i 50; questi ultimi, dopo un licenziamento, faticano a ritrovare una collocazione e sono costretti ad accettare un lavoro a qualsiasi condizione. Nel primo caso, invece, sono le aziende a non essere in grado, o a non volere, offrire ai giovani, fra 29 e 34 anni, un lavoro qualificato, adeguato alle loro reali competenze.

''Rispetto ad ottobre 2017, in Italia, sono aumentati di 65 mila i lavoratori con una mansione a bassa qualifica -ha dichiarato Luca Paolocci dell’Usb Viterbo- Le nuove assunzioni riguardano servizi alle imprese, addetti alle vendite, agenti immobiliari, camerieri e baristi. I lavoratori vengono inquadrati con contratti a bassa qualificazione o vincolati a contratti precari solo per poterli sottopagare. Nella Tuscia, i lavoratori obbligati ad un contratto part-time (spalmato su tutta la giornata, tre ore la mattina e tre ore la sera) sono raddoppiati negli ultimi dieci anni. In tutto il Paese, su 500 mila assunti, 450 mila sono a termine con orari ultraflessibili e senza garanzie né in fatto di sicurezza (ricordiamo come dall’inizio dell’anno siano già 220 i morti di lavoro) né in fatto di diritti (maternità, ferie, riposo...)''.

Fra Viterbo e provincia, sono scomparsi artigiani e professionisti, un lavoratore su tre è atipico, interinale o completamente in nero. Il 60% di questi contratti è illegittimo, in quanto nasconde un lavoro full-time, subordinato inquadrato in modo atipico per non assicurare il lavoratore o per sfuggire ai controlli sulla sicurezza del luogo di lavoro, obbligo del datore.

''La diffusione di queste forme di cattivo lavoro hanno un effetto primario sul reddito dei lavoratori che, nonostante svolgano più di un lavoro, non arrivano a fine mese e non sono in grado di affrontare spese impreviste (comprese le cure mediche che, nella città di Viterbo, sono sempre più inaccessibili e privatizzate). - ha continuato Paolocci - Il secondo effetto del lavoro scarsamente qualificato è diminuire il peso del lavoratore nelle logiche di mercato, aumentando la possibilità che questo venga rimpiazzato a costo uguale, ma nella maggior parte dei casi inferiore''.

Per ribaltare questa situazione e fornire ai lavoratori tutti gli strumenti per rivendicare i loro diritti, a partire proprio dal territorio di Viterbo, l’Usb è attivo con tre sportelli sociali, nella sede principale, in via Garbini 51 (Vt), a Vasanello e a Civita Castellana. Un altro sportello è stato aperto on line, all’indirizzo https://www.facebook.com/usbvtprivatieprecari/