Acqua pubblica: Non ce la Beviamo diventa il riferimento dei Comuni dissidenti

Ma ci sono paesi, vedi Soriano nel Cimino, che cercano di uscire in tutti i modi da Ato 1 poiché gli alti costi delle bollette non sono più giustificabili per popolazione.

Viterbo -

Acqua pubblica o privata? Parte da qui l'incontro, promosso dal Comitato “Non ce la Beviamo”, con i sindaci della provincia di Viterbo.

L’obiettivo è quello di fare fronte comune ad una situazione che spinge la gestione dal servizio Talete ad Acea. Soprattutto, il Comitato cerca di dare spunti e punti di riferimento a chi non gradisce che la gestione dell'acqua divenga totalmente privata.

 

Su 60 Comuni della provincia, 28 sono fuori Ato 1, cioè Talete non gestisce il servizio. Già la Regione è stata chiara per chi confermerà questa decisione, poiché non riceverà nessun finanziamento per i dearsenificatori e per le spese di manutenzione. Come se l’acqua non appartenesse a tutti e non fosse un bene comune, le linee guida sono chiare: i comuni che non entreranno nel carrozzone della privatizzazione saranno tagliate fuori da ogni tipo di aiuto economico.

 

Ma ci sono paesi, vedi Soriano nel Cimino, che cercano di uscire in tutti i modi da Ato 1 poiché gli alti costi delle bollette non sono più giustificabili per popolazione. In teoria tutti i Comuni in Ato, sono per un acqua pubblica ma, non si riesce a capire come, vedono la privatizzazione come unica salvezza.

 

Grazie alla legge n 5 del 2014c'è  la possibilità che i vari comuni si possano organizzare in consorzi e gestire autonomamente l'affare acqua. Il Comitato “Non ce la Beviamo”, d'accordo con i sindaci dissidenti, propone di sottoporre una delibera a tutti i comuni della provincia di Viterbo per far comprendere alla popolazione, quale siano le intenzioni dei loro sindaci. La stessa delibera poi, sarà sottoposta in assemblea Ato 1. Non ce la beviamo chiede maggior chiarezza e informazioni riguardo alle diverse possibilità per gestire l’acqua nella nostra provincia.

 

Emanuela Dei