Retribuzione di produttività: un altro trucco per favorire le imprese

Non si tiene conto che le aziende italianenon potranno mai competere con paesi dove materie prime e manodopera costano di meno

Viterbo -

Sono usciti, da qualche giorno, i nuovi dati sull'occupazione. Di miglioramenti neanche l'ombra e i risultati sembrano essersi stabilizzati su valori bassissimi. Un dato allarmante lo presentano i giovani che si assestano sul 40%. Aumentano anche coloro che non cercano più lavoro e aumentano principalmente i lavoratori oltre i 50 anni, perché non riescono più ad andare in pensione.

 

I dettami dell’Unione Europea sono seguiti ed eseguiti dal governo Renzi a favore del dio mercato e della privatizzazione dei beni pubblici. Attraverso gli sgravi contributivi, le aziende hanno sottratto soldi alle casse dello Stato e ora Cgil, Cisl e Uil stanno contrattando con Confindustria per l'accentuazione della retribuzione di produttività, che vuol dire in sintesi, il superamento del Contratto nazionale e ulteriori risparmi per le aziende.

 

Non si tiene conto che le aziende, anche se pagano meno il costo del lavoro, non potranno mai competere con paesi dove materie prime e manodopera costano di meno. È l'impianto generale che va rivisto. Sono i fondamentali che devono essere rimessi in discussione, a cominciare dalla gabbia dell'Unione Europea e dei suoi trattati.

 

Inoltre, serve uscire dallo strangolamento del ricatto della restituzione forzata del debito pubblico e favorire una politica economica che parta dal sociale, bisogna salvare grandi e medie imprese attraverso l'intervento diretto dello Stato. Serve un piano generale economico che valorizzi le peculiarità del nostro paese, a cominciare dal turismo e dalle attività legate all'agro-alimentare, come anche dalle tante industrie di eccellenza presenti nel paese. E serve anche un piano pluriennale che metta in sicurezza il territorio sia rispetto ai rischi sismici, sia a quelli idrogeologici.

 

Quella che manca è la volontà politica di rimettere in discussione i vincoli che sino ad oggi hanno ridotto questo paese, come tanti altri in Europa, a semplici mercati da dove drenare risorse e ricchezza.

 

Renzi è oggi il “campione” di questo scempio economico e sociale. Mandiamolo a casa!

Noi stiamo facendo la nostra parte e lo Sciopero Generale dell'autunno sarà uno strumento  importante, come fondamentale è costruire una forte campagna per il NO al Referendum sulle modifiche alla Costituzione.

 

Luca Paolocci

Usb Viterbo