USB attività ferroviare: la sicurezza non è in vendita!

L’unico investimento che si è avuto è stato su una super tecnologia, che dovrebbe agevolare, ma che in realtà intende sostituire, il lavoro dell’uomo

Viterbo -

Il gravissimo incidente che si è verificato tra Andria e Corato, lo scorso 12 luglio in Puglia, mette in evidenza la difficile questione della sicurezza nel trasposto ferroviario. Il diritto alla mobilità trova riconoscimento nelle carte costituzionali, tutti hanno diritto a mezzi di trasporti sicuri ed efficienti.

 

Ma il trasporto su rotaia è stato, da tempo, abbandonato per favorire il trasporto su gomma. Il sistema di privatizzazione in corso lascia che gli imprenditori accaparrino linee ferroviarie per poi tagliare sul personale e sulla sicurezza. Basti pensare che negli anni ottanta i ferrovieri in Italia erano più di 220.000 e oggi sono rimasti 66.000. Sono diminuiti i lavoratori ma sono aumentati i treni che percorrono linee vecchie di cento anni.

 

Si è cercato di depistare l’attenzione sull‘incidente avvento in Puglia dando la colpa all’errore umano. Quello che è avvenuto invece non è altro che il risultato di una politica scellerata che ha consegnato il trasporto su rotaia in mano al privato. L’ imprenditore non assicura la sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro e di chi usufruisce del servizio, perché alla base c’è solo il suo tornaconto. Nella tratta ferroviaria in questione è stato lasciato un un vecchio sistema operativo, il sistema a blocco telefonico, che conta solamente sul lavoro di due esseri umani.

 

L’errore umano si verifica quando le condizioni di lavoro minano la capacità di un lavoratore di effettuare le proprie mansioni. Ecco come una semplice operazione di licenziamento di un treno, gestito da un lavoratore o lavoratrice sottoposta a ritmi di lavoro alti, o che magari lavora sui riposi, perché non c’è personale, può causare una tragedia.

 

Tutti i giorni i ferrovieri sono sottoposti a una serie di “pericolati di incidente”, incidenti durante le ore di lavoro, che mettono a rischio la loro incolumità. Questi sono campanelli d’allarme, che mettono in evidenza falle del sistema lavorativo. Se non si investe nella sicurezza e sulla formazioni dei lavoratori i rischi di tragedie aumentano in maniera esponenziale.

 

L’unico investimento che si è avuto, da parte delle ferrovie è stato su una super tecnologia, che dovrebbe agevolare, ma che in realtà intende sostituire, il lavoro dell’uomo. Chiaro esempio ne è stata la soppressione del secondo macchinista alla guida del treno. I sistemi di controllo hanno un alto costo ma non chiedono uno stipendio, non reclamano diritti e non fanno sciopero. I lavoratori, essendo esseri umani, possono ammalarsi, farsi male e poi volere anche una pensione.

 

Usb si batte da sempre per la sicurezza sul lavoro e della circolazione, per l'occupazione, per il diritto alla mobilità dei cittadini, per la difesa delle ferrovie come bene comune della popolazione e non terreno di speculazione degli imprenditori che puntano al facile profitto a danno della collettività.

 

 

 

 

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