Non c'è soluzione per i 26 disabili del progetto Vita Autonoma

La forza di sicurezza impiegata per non permettere ai pericolosi di varcare le porte scorrevoli è stata imponente

Viterbo -

Oggi, davanti alla Cittadella della salute di Viterbo, si è svolto il presidio, delle 26 persone diversamente abili che erano in attesa della documentazione riguardante l’interruzione dell’assegno assistenziale erogato dal 1979 da parte della Asl.

 

I 700 euro mensili, è questa la somma in discussione, erano destinatati a ogni disabile dalla Regione Lazio, tramite la Asl. Questo progetto “Vita autonoma” aveva portato 60 persone a uscire da Villa Immacolata per un adeguato inserimento nella società. Dopo trent’anni si decide si interrompere tale somministrazione poiché, con il cambio di normative etc, i soggetti coinvolti, Regione Lazio, Asl e Comuni non riescono a trovare una soluzione comune.

 

Oggi i disabili hanno aspettato dalle 10.00 del mattino, fino alle ore 14.00, per essere ricevuti dai dirigenti della Asl, sotto un sole cuocente, perché non gli è stato permesso di accedere all’edificio. Stiamo parlando di persone in carrozzella. La forza di sicurezza impiegata per non permettere ai pericolosi di varcare le porte scorrevoli è stata imponente.

 

Alle ore 14,00, solo tre delegati sono stati fatti salire ai piani alti, presenti anche dirigenti Usb, e lì è stato consegnato loro un piccolo faldone spillato, avente come oggetto “Regione Lazio: estratto del verbale delle deliberazioni della Giunta Regionale seduta del 3 maggio 2016”,tutto questo è già scaricabile da internet. Si consegna, l’ovvio perché non c’è una soluzione concreta da poter comunicare. C’è la promessa di un P.A.I (piano assistenziale individualizzato) che però deve essere definito. E intanto queste persone come faranno a vivere? Già sono due mesi che non percepiscono i 700 euro. La disputa è tra Asl, Comuni e Regione Lazio, con una divisione di responsabilità, che attribuisce gli oneri tra assistenza sanitaria e sociale è troppo spinosa per essere risolta.

 

L’unico fatto certo è che queste persone si sono trovate, di colpo, senza specifiche prestazioni assistenziali. Le associazioni e l’ organizzazione sindacale presente, preso atto degli avvenimenti e dell’esigua documentazione fornita, si riservano ulteriori azioni di tutela.

 

Emanuela Dei